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Morendo nel mio nemico salva lui, e soprattutto chi si
lascia odiare: salva me dalla morte del mio peccare e del
mio peccato. Mi salva non eliminando lo spirito di amore,
ma la morte. La elimino per scioglimento o assoluzione.
Per essa ho l’unico mezzo: azione di morte fisica e morale
(solo l’umano). Mi si distrugge l’umano, e sciolgo il
divino. Mi assolvo davanti al mio nemico.

Come faccio a tacere avanti all’azione di morte del mio
nemico? Specifichiamo una volta per sempre: azione di
morte sicuramente, chiaramente ingiusta, che non sia la
risposta a una precedente azione di morte. (Più l’azione di
morte è ingiusta, e meglio è). Nel qual caso avrei motivi
ancora più forti per accettare e subire in silenzio. Teniamo
pure presente il troppo facile inganno di ritenerci sempre
ingiustamente offesi e di non riconoscerci noi ingiusti
offensori. Il tacere razionale è sempre un mal tacere. Solo
quello Pneumatico mi da il buon tacere. Me lo fornisce
l’amore divino silenziatore. Riesce a stabilirsi in un cristiano
solamente con l’aiuto delle ragioni Pneumatiche
con le quali può farsi nella mia coscienza.
a) La prima: è esigenza personale per il Padre raggiungere
una piccolezza in tutti profondale, e in taluni
abissale. Lui la soddisfa subendo la morte dell’amore
in tutti noi.
b) Con quella piccolezza profondale non solo soddisfa
alla sua tendenzialità, ma punta alla salvezza di
colui che sta odiando. Salva morendo. Se subire la
morte dell’amore dalle sue creature nemiche è esigenza
di piccolezza, se subire la morte dell’amore
per Lui è strumento di salvezza per colui che odia,
chi sono io per mortificare la sua esigenza e per condannare
a morte quella sua morte che salva morendo?
Dovrei farmi in adorazione davanti al Padre che
muore nel nemico che mi manda a fare azione di
morte su di me. Lo faccio se l’accolgo con amore
silenziatore.
c) Il Padre morendo salva colui che sta odiando; ma
salva ancor di più colui che si lascia odiare. Salva
me. Da che cosa?
Mi salva dalla morte dell’amore:
a) Da quella che mi si fa per istinto davanti al nemico
e che mi lancia alla difesa di me, all’offesa di lui e
alla vendetta del male inferto.
b) Salva me dalla morte dell’amore che si è fatta su con
me, amandomi e odiando nella mia vita.
Come mi salva? Il mio peccare una volta congiunto, si
chiama peccato. Il mio peccato è morte viva dell’amore
del Padre. Lo spirito di amore del Padre non si elimina,
non si cancella, non si annienta. Solamente la morte che
scorre nell’amore la devo eliminare. Si elimina per scioglimento.
Devo sciogliere la morte dell’amore. Con che
cosa? C’è un solo mezzo a mia disposizione: un mezzo
che non posso delegare ad altri, ma che devo impiegare
personalmente. Il mezzo è l’azione di morte che mi giunge
dal mio nemico. L’azione di morte ha una sua sfera
unica di azione: agisce solamente sull’umano, non sul
divino. Mi si può colpire fisicamente nella persona o nelle
cose aderenti alla persona. Mi si può colpire moralmente
nelle cose inerenti alla persona: onore, stima, dignità. Mi
si può colpire con azione di morte fisica o morale: solo e
sempre nell’ambito umano. La morte dell’umano mi scio73
glie la morte del divino. Lasciandomi odiare con silenzioso
amore, io mi assolvo dal mio peccare e dal mio peccato.
Una novità non razionale, ma Pneumatica terremotante,
sconvolgente tutto il settore della confessione sacramentale,
il quale è da anni avviato verso il tramonto.
Novità Pneumatica limpida e rassicurante, per la sua derivazione
Paterna. Il Padre salva morendo liberamente. La
sua morte viva per il veicolo del mio fratello mi giunge in
azione di morte su di me.
Lasciandomi odiare con grande amore silenzioso io mi
salvo dal peccare e dal peccato, morendo liberamente. Il
mio nemico mi è occorrente alla mia assoluzione. Lui
ministro agente, io ministro subente. La seconda sicura
assoluzione mi arriva mediante la prima.
La prima: pericolo di morte.
La seconda: certezza di vita.

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