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Mutamento di finalità nel fare il bene: non in essere
amato, ma odiato. Devo passare dal bene relativo a quello
assoluto. Gesù me lo ha parlato ed inscenato. Ecco la

finalità nuova: per essere odiato. Lo Pneuma me l’ha

data. Mi fa cristiano qualificato. Bene lo riporta Matteo

nelle Beatitudini. Se amato, mi nego il sentire.
Per sciogliere la morte viva dell’amore che mi si fa automatica:
mentre col fare istintivo di amore di odio, mi dico
di no al piacere dell’amarmi, al piacere del prendere, al

piacere del godere. Da questa mia prima assoluzione incomincia

a uscire la corrente del bene. Non mi amo, per

amore, e quindi per fare del bene ai miei fratelli. Ma il

bene che faccio mi viene prontamente catturato dall’amore

per me: quello col quale sono diventato e che non ho

ancora sciolto. Me ne fa una dolce spremuta, me lo dà da

godere, e me lo manda alla morte.

Il bene che segue me lo gestisce l’amore di odio. Me lo

vuole appariscente, attraente, disponente, aderente, appropriante,

gloriante. L’inganno c’è da vedere: mi fa vendicatore,

fustigatore, mattatore. Proseguendo nel mio bene io

mi nascondo il male mio; lo nego fino a farlo scomparire

al mio occhio: eccomi accecato. Con questo bene non mi

tengo isolato, ma mi faccio associato per un mio potentato:

la potenza del bene. Potendo, mi faccio un intrigante,

un impostore patentato. Pian pianino quel bene infernalizzato

mi si fa solido, assoluto, insolubile, inconvertibile.

Eccomi figlio prediletto di Satana, persona di Chiesa.

Avvio saporoso: faccio il bene per amore. Arrivo disastroso:

il bene l’ho fatto per essere amato.

Fosse solo una parte di bene a subire il sequestro dell’amore
per me! L’amore di odio se lo prende sempre, e se

lo prende tutto quanto. Non c’è un bene sicuro. È facile

capire che non può essere bene assoluto, è sempre bene

relativo. Un bene che ne vuole un altro che sia veramente

assoluto: non divorabile dall’amore di odio.

Devo dunque passare a un altro bene, non mi posso fermare

al primo. Ma io non l’avrei trovato, se Gesù non me lo

avesse parlato. ‘Fatti prima rinnegato, per farti poi crociato’.

La cosa parrebbe subito assurda se Lui non l’avesse

inscenata. Prima a fare miracoli di bene si è dato, poi liberamente

all’odio ecclesiale si è consegnato, fino a lasciarsi

fissare crociato. Lo chiamo crociato per una sintesi ritmata;

non ha niente a che fare quindi con i crociati cristiani

delle famose guerre. A questo punto al mio bene devo

dare una sua finalità nuova. Il bene lo si è fatto per essere

amati: fu sempre così, e lo è tutt’ora anche tra i cristiani.

Ora il bene io lo faccio per essere odiato. Lo Pneuma mi

ha guidato a questo, sciogliendomi con molta delicatezza

la mia istintiva ostilità. È facile capire quanto incida su

una cosa la finalità che vi si inserisce. Se lo faccio per

essere amato e gloriato vi incido la morte, se lo faccio per

essere odiato io vi imprimo il dinamismo della vita.

A questo punto lo Pneuma mi fa dire che la qualifica di

cristiano la ottiene un solo bene: il bene che faccio per

essere odiato. L’unico bene che si qualifica cristiano,

l’unico che abbia con sé la salvezza. Solo questo bene va

in comunione con Cristo. Me lo esprime così: ‘Beati siete

voi, quando vi insultano e vi perseguitano e dicono male

contro di voi, mentendo, per causa mia’: a causa cioè del

bene crociato.

Ma è ancora più forte: ‘Beati siete voi quando gli uomini

vi odieranno e quando vi segregheranno e vi ingiurieranno,
e proscriveranno il vostro nome come cattivo, a motivo

del Figlio dell’uomo’: a motivo del bene crociato. Sulla

mia tabella di marcia lo Pneuma ha ottenuto liberamente

da me questa scrittura: il bene lo voglio unicamente per

essere odiato. Il bene lo faccio solo per essere odiato. E se

mi risulta di essere amato per quel bene, non vorrei neppure

essere toccato; ma questo non è possibile. Allora, mi

nego il sentire, con quella parola rassicurante: il bene l’ho

fatto solo per essere odiato.

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