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Io invoco la vendetta di Dio; ma Lui non ne è capace, in
grado. Lo fecero anche Giovanni e Giacomo, invocando il
fuoco dal cielo.
Ma né il Figlio, né il Padre fanno vendetta, a nessuno e
per nessun motivo. Falso dio quello della vendetta nel
tempo e nell’eterno. La visione di Lui in noi ce lo ha rivelato
diverso.

Il mio bene appariscente, attraente, disponente, aderente e
appropriante punta decisamente alla mia glorificazione. È
un bene tendenzialmente gloriante.
L’amore per me lo vuole così, e ne ha tutta la capacità per
ottenerlo. Lo sa perfettamente egoisticizzare, e il bene
ottenuto risulta bene egoisticizzato. Sembra buono, e a
dirmelo è il piacere che ne provo; ma ecco la verità scoppiare
violenta in tutta la sua tragicità.
Quando il bene egoisticizzato non attira, a respinge, non
convoglia, ma distoglie, allora mi scatena furibondo un
odio vendicatore che non ha sazietà fino a quando non ho
eliminato il mio nemico.
La vendetta punta sempre e decisamente alla eliminazione
di chi mi è contrario. La vendetta del bene gloriante osteggiato
ha una sua particolare fisionomia. Non è una vendetta
puramente umana, ma più divina che umana.
Poggia su questa idea: se Dio mi concede la produzione di
bene divino per la mia glorificazione, sarà prontissimo a
mettere a mia disposizione anche la sua potenza vendicatrice.
Il buon Giovanni evangelista se ne andava convinto,
forse più degli altri, insieme al suo fratello Giacomo.
Avuto l’incarico da Gesù di precederlo in territorio samaritano
per fare i preparativi per un loro pernottamento, se
ne tornano indignati contro la gente di Samaria respingente,
e si dichiarano pronti ad una esemplare punizione, non
appena Gesù conceda in mano loro quel fuoco che Lui può
far scendere dal cielo.
‘Mettilo in mano nostra il fuoco dal cielo e ne faremo un
bell’arrosto umano!’.
Gesù chiude immediatamente loro la bocca e poi apre i
loro sguardi sul loro interno, perché abbiano ad individuare
quello spirito infernale che li anima: ‘Non sapete di
quale spirito siete’. Dunque il Figlio del Padre non si presta
ad alcuna vendetta religiosa.
Quello del Figlio non è spirito di vendetta. Quello che
riceve dal Padre eternamente in forma personale, non
conosce l’onda dell’odio vendicatore.
1) Dunque né Padre, né Figlio, né Pneuma praticano alcuna
forma di vendetta nel tempo presente. Il Dio vendicatore
non è il vero Dio; è un dio falso creato dall’amore
per me.
2) Se non lo fa vendicatore nel tempo, almeno lo si ammette
vendicatore nell’eternità? In apertura di questa visione
dell’eternità non c’è il giudizio universale, la condanna
a un castigo eterno dei malvagi? L’abbiamo fin
qui sempre pensato con il Padre nostro; ora però non ci
riusciamo più, dal momento che lo Pneuma ci ha concesso
di averne una visione dentro di noi.
Quando incominciamo nella vita: il Padre mi si è dato da
vivere con battesimo cresimato con tutta la sua moribilità.
Da Satana si è lasciato mandare in malattia. Da allora lo
spirito Paterno mi va per ogni azione di amore di odio in
morte viva dell’amore. Subisce quella orribile morte in
silenzio e con amore, invitando anche me a fare il piccolo,
devotissimo al suo amore che non castiga, ma è pronto
a lasciarsi castigare. Lo fa nel tempo, ed è disposto ad
accettarlo nell’eternità, non appena io mi avessi a fissare
nella morte eterna dell’amore. Lui non conosce alcuna
vendetta; sono io, con Satana che conosciamo la nostra. Ci
approfittiamo di un Padre che ama non da grande, ma da
piccolo. Non riesco più a fare questa vendetta, quindi:
impossibile per me volermi vendicare del bene ottenuto
facendomi aiutare da un falso dio vendicatore.

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