Fustigatore privato di maleficio a Dio: giudicando a condanna non usurpo un potere a Dio: Dio non giudica. Non
è violentazione di Dio: Dio non si lascia forzare. Ma allora
è mia pugnalata alla morte dell’amore Paterno.
Il bene appariscente è tutto e solo per la mia glorificazione.
Mi do un gran piacere, che mi fa convinto della bontà
del bene compiuto. L’inganno emerge quando questo miobene egoisticizzato incontra il male corrente. È allora chemi trovo un fustigatore compiacente.
1) Come sacerdote lo sono di ufficio, ma lo Pneuma mi ha
corretto il tiro: non più del male altrui, ma del mio.
2) Come cristiano io lo sono di maleficio. La mia fustigazione
è un giudizio di condanna, che mi si fa automaticamente
sul male visuato, come sul male loquato.
La mia fustigazione privata è pesantemente malefica. Fa
male, e in più direzioni. La mia fustigazione fa male a Dio.
Se scorriamo la Bibbia nell’Antico Testamento, ricaviamo
la facile convinzione che il giudizio
1) È un esercizio di un potere di spettanza esclusiva di
Dio. Giudicare senza la sua autorizzazione (‘Mihi iudicia
et iudicium’) è una gravissima usurpazione di un
potere che Gli è strettamente ed esclusivamente personale.
Che quel potere lo si debba riconoscere proprietà
esclusiva di Dio è facile capirlo. Dio ha una sua conoscenza
perfettissima della persona e qualora lo abbia a
giudicare non sbaglierebbe assolutamente nel suo giudizio.
Infallibile nel suo giudicare. Quello che alle persone
non è possibile.
2) Dico ‘qualora’ avesse a giudicare, perché Dio non giudica
e non vuole giudicare a meno che non sia costretto.
Luca nel Vangelo riferisce un comando di Gesù col
quale proibisce severamente ogni umano giudizio:
‘Non giudicate’. E perché?
Altrimenti mi costringerete a giudicarvi: ‘Non giudicate,
e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete
condannati’. Sembra che voglia dire: non costringetemi
a giudicare a condanna. Sarei un violentatore di Dio. Ma
è evidente che io non lo sono e non lo posso essere, per23
ché nessuno lo costringe a fare ciò che non vuole. Né
usurpatore, né violentatore di Dio. E allora, che male
gli faccio?
3) Eccoci a una novità incandescente, che allo Pneuma è
piaciuto affidare a questi nostri giorni. Eccola, nel suo
contenuto e nel suo beneficio. Cosa c’è sotto il male
corrente?
Risponde il visuato Pneumatico: c’è uno spirito. Uno spirito
divino. Uno spirito divino Paterno: lo spirito di amore
del Padre, nel suo irradiamento creaturale. Lo spirito
Paterno Agentato. Lui ama così: si espropria, si cede, si fa
concepire, si dà da vivere, pronto a morire. Lucifera
vedendolo in sé amore così, ha deciso con giudizio infernale:
amare così merita condanna a morte; e lo uccide
egoisticizzandolo. Quella morte è viva. Con un potere
acquisito, quella morte l’ha imposta in ciascuno di noi. Lo
spirito di amore del Padre, Satana me lo ha messo in
malattia. Vivendone con amore di Dio, il Padre va con me
alla morte dell’amore. Male corrente è lo spirito di amore
del Padre che per ogni azione umana va alla morte dell’amore.
Ci va alla maniera divina: in silenzio e con
amore, per pura devozione al suo amore. Il Figlio si lascia
condannare a morte una sola volta.
Il Padre si lascia condannare a morte due volte. La prima
condanna è dalla creatura che fa il male, la seconda successiva
è da me che vado condannando il male che corre.
Lo condanno perché Lui ama così. Di fronte a questa
descrizione ci si può dividere in due schiere:
1) Non lo sapevamo.
2) Non è vero.
Perché ognuno di noi, in fondo, desidera che Dio punisca,
e non che si lasci punire.
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