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Giudizio di condanna su quel male che mi giunge in visione,
in audizione. Ora la audizione è sacramentale, ora è
sociale. Male visuato e male loquato. Va tutto a giudizio
di condanna senza alcuna distinzione di trattamento.

Il bene appariscente che ha un’unica finalità: la gloriante,
mi dà un gran piacere. Questo mi fa convinto della sua
bontà. L’inganno viene a galla quando col mio bene egoisticizzato
io vado ad urtare contro il male corrente. Allora
mi trovo ad essere un abile fustigatore del male. Lo sono
per ufficio sacerdotale; soltanto che lo Pneuma mi ha fatto
passare dal male altrui al mio male. Così, mi vuole fustigatore
di beneficio per me e per i miei fratelli.
Ma io mi sono trovato anche un fustigatore privato del
male corrente. Il mio tribunale si diversifica da ogni altro,
perché io unico giudice giudico sempre a condanna tutto il
male che mi viene in visione.
1) Un giudizio fulmineo. Mi fa sorridere il giudizio
umano dei tribunali, per direttissima. Il mio di giudizio
è istantaneo: nell’atto in cui mi giunge in visione il
male corrente, io mi sento farmi un colpo mortale sulla
persona che lo commette.
2) Giudizio sintetico: giudizio, condanna, esecuzione
fanno un tutt’uno inscindibile.
Per questo non si dà luogo ad accertamenti, a indagine;
non si ammette alcuna attenuante, non si fa alcuna distinzione
tra male cosciente ed incosciente, tra male forzato e
male libero, tra male istintivo e male razionale.
Il mio è un tribunale disumano, e i suoi giudizi sono vergognosi
e ripugnanti. Tutto questo esce fuori dal mio bene
egoisticizzato, il quale non mantiene neppure un filamento
di vita, ma tutto è impregnato di morte che fulmineamente
colpisce non appena ghermisce un male qualunque.
Avessi a fare questo solamente col male che mi viene in
visione! Il peggio è che questo lo faccio con tutto il male
che mi viene in audizione.
È il male corrente che le persone mediante la parola parlata
fanno arrivare proprio là dove non lo può portare la
visione. Il male visuato offre una visione limitata; il male
loquato accresce la conoscenza in modo sconfinato. Mi
sono trovato persona sgradita:
a) perché del male visuato non sono un banditore scatenato.
Il male che vedo non lo dico a nessuno. Lo
ascolto con immenso piacere, e questo fa contentissimo
il relatore:
b) (del male loquato non sono più ascoltatore) non
sarebbe così se io rifiutassi quella notizia. Mi succede
quando come sacerdote svolgo l’attività medicale.
Nella confessione l’ammalato non resiste alla
voglia di divulgazione del male fatto dagli altri. A
quel punto io domando con forza che non se ne faccia
parola. L’ammalato si sente fin troppo mortificato
dal mio stop, non rimane soddisfatto, e sicuramente
decide di non fare un ritorno alla confessione.
Questo lo faccio anche fuori dalla confessione.
Prima di così, la mia audizione si muoveva in un gran piacere,
il quale non mi lasciava capire le cose più elementari.
Il male riferito è male già colpito a morte, nel modo più
irrazionale. E se poi si riferisce a quello che si è ascoltato
da altri, nei suoi vari passaggi viene falsamente alterato, al
punto da non essere più il male qual’era alla sua origine.
In me però gli effetti erano identici a quelli del male visto:
giudizio, condanna, esecuzione sono un colpo solo. Tra
male in visione e male in audizione non c’era alcun diverso
trattamento. Amici nel colpire a morte. Sento tanto
ribrezzo di me, che ora non voglio alcun ascolto.

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