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La nuova finalità ha contro di sé una terribile capacità: a
non lasciarmi odiare da nessuno.
1) Superabile se viene dal male che faccio, come il buon
ladrone.
2) Insuperabile se viene dal bene fatto per essere amato.
Ha tre formati: istintivo, razionale, coscienziale.

Fra tutto il bene che viene da me operato non ce n’è neppure
uno solo che me lo senta sicuro. Tutto può essere
divorato da quell’amore per me, che con me è diventato.
Tutto il bene che faccio è dunque relativo, mai sicuro, fino
a quando io non sono passato al bene assoluto, l’unico che
me lo faccia assicurato. Non vi sarei arrivato se Gesù non
me lo avesse parlato: ‘Fatti rinnegato per metterti crociato’;
e se soprattutto non me lo avesse inscenato. Tutto il
suo gran bene per farsi crociato. Tanta chiarezza mi ha
diversamente finalizzato. Il bene lo voglio non più per
essere amato, ma per essere odiato.
E se per il mio bene mi tocca di essere amato? Il tocco non
può essere evitato; ma il suo sentire lo voglio prontamente
eliminato. La nuova finalità inserita nel bene che si fa, non
ha nulla di facilità; anzi gli è contro una mia terribile capacità.
Io sono capacissimo di non lasciarmi odiare da alcuno.
1) Se questa mia capacità mi venisse solamente dal male
che faccio, potrei sperare in un facile superamento, col
concorso della grazia di Dio. Un esempio evangelico:
accanto a Gesù crociato c’era un male fattore: delitti
aveva accumulato, e nella umana giustizia era incappato,
e alla morte di croce era stato condannato. Alla esecuzione
non era sfuggito, ma con la luce Figliale interamente
si è fatto disarmato. Il compagno di pena si armava
di odio verbale per la sua miseranda fine; mentre lui,
il ladrone buono, si andava sciogliendo finanche l’odio
residuato, fino a lasciarsi odiare come giusta punizione
delle sue malefatte. Il cattivo non si lascia odiare né
dentro né fuori; il buono si lascia odiare fuori e dentro.
2) Ma l’ostacolo grave è che la mia capacità a non lasciarmi
odiare deriva proprio dal bene che faccio per essere
amato. La capacità a non lasciarmi odiare che mi viene
dal male, è facilmente vincibile; ma quando mi viene
dal bene egoisticizzato si presenta invincibile.
La mia capacità a non lasciarmi odiare mi si presenta in tre
formati diversi, che agendo successivamente ma solidarmente,
me la rendono insolubile e insuperabile.
1) Il primo formato: la mia capacità a non lasciarmi odiare
è istintiva. Per quella forza cieca, velocissima e
potentissima non appena l’odio mi tocca, io mi sento
tutto trascinato a difendermi, a ricacciare e ad abbattere
l’odio malcapitato. Lo è sicuramente per il maxiodio,
non lo è meno per il miniodio.
2) In soccorso al primo formato accorre prontamente il
secondo formato: la mia capacità a non lasciarmi odiare
è razionale. La mia razionalità è prontissima a venire
in aiuto con delle prestazioni instancabili e perfettissime,
al fine di sfidare, aggredire, abbattere l’odio che
mi ha dato l’assalto.
3) Se ancora mancasse qualcosa al mio potenziale deterrente
istintivo e razionale, è sempre pronto il mio terzo
formato della mia capacità: quello coscienziale. Con la
continua ripetizione di atti o di azioni volte a non
lasciarmi odiare, io mi sono fatto su con una massa
enorme di amore di odio, e la persona diventata va fermamente
convinta di agire sempre così.
Quella massa di amore di odio, mai disfatta, anche se noi
il compito lo abbiamo aggiudicato all’assoluzione sacerdotale,
mi fa capacissimo di non lasciarmi odiare da nessuno.
Se il male può lasciarmi passare o subire l’odio, il
bene non me lo darà mai. Impresa sbalorditiva sciogliere
un potere in azione con un altro in azione.

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