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Il sacerdote egoisticizzatore del bene sacerdotale.
Abbiamo vendicato il bene respinto. Idea: Dio difende il
suo consacrato. Di qui, la paura di toccarlo. Dio favorisce
il sacerdote, che adopera il fine sacerdotale per la sua
gloria. Di qui, si minacciava la vendetta divina e la si
annunciava eseguita.

Col mio bene appariscente, attraente, disponente, aderente,
appropriante, io punto decisamente alla mia glorificazione.
Non sempre la ottengo. Proprio quando mi viene
negata, il bene gloriante mostra la sua dentatura infernale:
divento un vendicatore spietato, con tanto di giustificazio-
ne divina: Dio si vendica del malvagio nel tempo e ancor
più nell’eterno. Ero sicuro che Dio si prestava alla sua
azione vendicatrice. La visione Paterna dentro di me mi ha
detto letteralmente il contrario. Ho dovuto ricredermi, e ho
dovuto riconoscere di avere banalmente sbagliato a vendicarmi
del bene repellente. I sacerdoti, allora, si vendicavano
sulla gente, quando questa respingeva il bene che essi
offrivano. Ed è esatto, questo. Ecco come si è giunti a questa
situazione. Il sacerdote è l’uomo di Dio: a Dio si è
ceduto, e lui se ne è appropriato. È una proprietà di acquisizione.
Poiché noi siamo convinti di difendere e di favorire
la nostra proprietà, ancor più lo saprà fare Dio.
1) Di questo si era convinti già nell’Antico Testamento,
quando quell’idea alimentava una divina proibizione
minacciosa: ‘Non toccate il mio consacrato’: ‘Nolite
tangere Cristos meos’. A sciogliere una simile idea non
è bastato neppure un fatto clamoroso che le era contrario.
Gesù più che consacrato, liberamente si lascia toccare;
non solo, ma si lascia azzerare fissato alla croce,
senza minacciare, senza castigare. Come se niente
fosse accaduto, noi Chiesa siamo proseguiti sulla linea
dell’Antico Testamento e l’abbiamo applicata.
Scomunica a quanti fanno violenza su un chierico:
‘Violentas manus iciiare in clericum’. E perché la scomunica?
Dio lo si pensava geloso del suo sacerdote: guai
a chi lo toccava. E la gente che si sentiva piccola davanti
all’autorità religiosa aveva paura a toccarlo. Da qui la
calda raccomandazione: ‘Precc, moneghe, e frà, leaga ol
capèl e lasai ‘nda’: preti, monache e frati, levar loro il
cappello e lasciarli andare. Si era sicuri che a contrastare
apertamente il bene sacerdotale si andava a finire male
per castigo di Dio, che era geloso dei suoi consacrati.
2) Lo difende, e ancor più lo favorisce. Dio non doveva
negare al suo sacerdote. Lui è portatore di un complesso
bene sacerdotale facile a lasciarsi egoisticizzare: ieri
più di oggi.
Il rifiuto, peggio la lotta aperta contro il bene sacerdotale
cosa strappava al sacerdote che lo aveva egoisticizzato?
La denuncia pubblica, le minacce, la condanna
con tanto di sentenza: ‘Vedrai il Signore che cosa ti
farà!...’. Quando sciagure, sventure, disgrazie, magari
una tragica repentina morte raggiungeva una persona,
questo veniva letto come la perfetta esecuzione di quella
sentenza.
Il sacerdote allora trionfava e la leggeva e la pubblicava
con grande soddisfazione, come monito per tutti gli
altri: ‘Avete visto che il Signore è intervenuto?’.
I sacerdoti hanno sempre manovrato un Dio gravemente
falsificato, bestemmiando il vero Dio: e lo si faceva,
da parte dei sacerdoti, convinti di non sbagliare affatto.
Ora lo sappiamo, ora lo vediamo, ora lo riconosciamo:
come sacerdote io non amavo né Dio né i miei fratelli,
ma amavo unicamente me stesso: perché se il bene
sacerdotale non mi dava gloria, io diventavo tutto e
sempre odio vendicatore che faceva fare a Dio quello
che Lui non ha mai fatto.
Se non ce lo avesse fatto capire ora con questo dono del
bene non tanto fideato, ma visuato, farei sicuramente il
vendicatore il doppio di ieri. Ora, invece, sappiamo che
il Padre si lascia strozzare nel suo spirito di amore,
senza mai dire ‘ahi’; ma in silenzio e con amore gusta
quel sapore di morte, per trasformarsi in sapore di vita
per la sua creatura.

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